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Longevità, giocare d’anticipo
con la Long term care

Non autosufficienza in aumento, meglio pensarci da giovani 

Non è un Paese per giovani. O almeno non lo è più. L’Italia è diventata più vecchia. Di pari passo con l’allungamento della vita, crescerà anche il numero degli anziani non autosufficienti: 3,5 milioni nel 2030 contro gli attuali 2,5. Numeri che sono stati snocciolati nel convegno «Invecchiamento della popolazione e nuovi modelli di welfare», organizzato martedì 8 maggio da Forum per la Finanza Sostenibile e gruppo Unipol. Un’occasione che ha visto gli operatori del settore confrontarsi anche sulla scarsa attenzione che le famiglie italiane dedicano all’assistenza a lungo termine (Long Term Care, Ltc). In un contesto in cui l’aspettativa di vita è diventata più lunga, e con il 38,3% della popolazione totale che dichiara di avere almeno una patologia cronica, è importante pensare in anticipo a forme di assistenza sanitaria integrative. Uno degli strumenti a disposizione sono le Ltc, coperture in grado di coprire il rischio di non autosufficienza tramite l’erogazione di una rendita, prestabilita o commisurata alla “necessità”, o con la fornitura di servizi. Già inserite in molti accordi collettivi, le polizze ad hoc stentano a decollare, nonostante gli incentivi fiscali (i premi sono deducibili). 

I costi medi di un’assicurazione legata al ramo malattia ammontano a 1.000-1.500 euro su base annua (tra gli 80 e i 120 euro al mese) e variano sia in funzione dell’indennità stabilita in fase di sottoscrizione del contratto sia dell’età dell’assicurato (più è alta, maggiore sarà il rischio e di conseguenza il premio). Esistono, poi, anche polizze ad accumulazione, quelle legate al ramo vita, che prevedono l’accumulo dei risparmi in un fondo speciale che in caso di non autosufficienza pagherà una rendita o restituirà il capitale una tantum (di solito non sono coperti i casi che si verificano prima dei 65 anni). In questo caso, però, per costruirsi un capitale adeguato bisogna muoversi presto, possibilmente cominciando ad accumulare prima dei 45 anni. L’importanza di un’assistenza sanitaria integrativa è resa ancora più evidente dalla spesa “out of pocket” (di tasca propria) sostenuta dalle famiglie italiane. «Nel 2015, la spesa sanitaria complessiva è stata di 146,9 miliardi di euro, di cui 34,5 miliardi out of pocket – ha fatto notare durante la conferenza Fiammetta Fabris, dg di Unisalute . E di questi 34,5 miliardi, solo il 13% è stato intermediato da Enti terzi, come Casse, Fondi o Compagnie assicurative». Questo vuol dire che nel 2015, le famiglie hanno pagato di tasca propria 30 miliardi di euro. 

In altri Paesi, la percentuale della spesa out of pocket intermediata da Enti terzi è più del doppio rispetto all’Italia. La Francia, che ha reso obbligatoria la copertura per non autosufficienza dal punto di vista del lavoro, è al 67%, mentre la Germania, dove la Ltc è obbligatoria da sempre, è al 44%. È evidente, dunque, che è necessario intervenire, andando verso un welfare più integrato tra pubblico e privato. E qualcosa si sta già muovendo. «Nei modelli di welfare aziendali territoriali si sta andando in questa direzione – ha sottolineato Alessia Coeli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore . In tal senso, la Lombardia è tra le regioni che ha fatto di più, creando alleanze territoriali. Si sta delineando una sinergia con una forte pressione in chiave di prevenzione. Nel modello vincente, però, anche il cittadino deve diventare più consapevole». 

FONTE : http://www.intermediachannel.it/longevita-giocare-danticipo-con-la-long-term-care/ 

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